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FILM IN PRODUZIONE (2023)

L'AMORE CHE HO
La Storia di Rosa Balistreri

Soggetto

Nel 1990, Rosa Balistreri è nota a tutto il mondo dello spettacolo, dell’arte e della politica. Ma è già alla fine della sua carriera, anche se “la cantatrice del sud” avrebbe ancora molto da dire. Il partito per cui ha militato sino a pochi anni prima l’ha esclusa, perché il modo di fare politica è cambiato. Il suo pubblico, quello che una volta invadeva le piazze, è fatto adesso di pochi nostalgici e fedeli che la seguono anche nelle piccole occasioni. Ora Rosa è anziana, anche più dei suoi anni. Trascorre il tempo cercando stimoli nella quotidianità, ma non è facile quando hai solcato i palchi più prestigiosi ed eri un punto di riferimento per un intero movimento culturale. Dopo tante occasioni mancate, decide di raggiungere un altro traguardo, di vitale importanza: recuperare, prima che sia troppo tardi, il rapporto con la figlia Angela, adesso quarantenne, che ha sempre visto la madre come una nemica che pensava soltanto alla carriera. Per salvare questo rapporto, Rosa è disposta a tutto, persino a vivere nella sporca e buia cantina di casa della figlia alla quale paga anche un affitto. È talmente forte la sua determinazione che decide in tal modo di “comprare” del tempo extra con la figlia, pur di avere un’altra chance per riconquistarla. Uno scambio equo. A tal fine, cerca di guadagnare i soldi che le servono andando in giro nei piccoli paesini dell’entroterra siciliano, dove il suo nome riempie ancora la bocca. Intanto, le memorie della sua intera esistenza, i tanti momenti tragici e il ricordo delle persone che hanno giocato un ruolo chiave nella sua vita e nella sua carriera, riaffiorano. E così andiamo indietro nel tempo insieme a lei. Scoprendo pian piano alcuni passaggi salienti del suo passato. Nasce nel 1927 a Licata, il paese più povero e arretrato della povera e arretrata provincia di Agrigento. La sua famiglia si sposta da un villaggio all’altro alla ricerca di un pezzo di pane, mentre la piccola Rosa, dentro di sé, ha un fuoco che arde di passione per il canto popolare. Le lunghe giornate trascorse a lavorare nei campi con il padre, si rivelano una grande fonte di ispirazione per la sua poetica, che prende spunto proprio dalle sofferenze del popolo, dei lavoratori, dei più deboli. I loro lamenti e i loro gemiti sono la base musicale delle sue creazioni canore e i temi sociali più delicati ne costituiscono l’ossatura dei testi. Rosa cresce nella povertà, nella violenza, nell’illegalità, e insieme a lei cresce anche la sua passione per il canto. Mette al mondo una figlia, Angela, frutto di un matrimonio forzato e consumato a suon di botte. Per lei farebbe di tutto, ma non riesce a dimostrarlo. È troppo corrotta la sua anima dalle sofferenze della vita e quindi non riuscirà mai ad essere una brava madre. Il successo invece riesce a conquistarlo, nonostante gli innumerevoli ostacoli che la vita le mette davanti: le sue origini più che umili, il suo analfabetismo, e il fatto stesso di essere una donna che voleva cantare la canzone popolare e ribellarsi agli oppressori. Rosa Balistreri Un omaggio cinematografico alla prima cantautrice e cantastorie donna italiana SOGGETTO Dario Fo la scopre e la introduce velocemente ai piani più alti del mondo intellettuale dello spettacolo. Sono tanti per Rosa gli incontri importanti e ben presto i personaggi più in vista della cultura italiana degli anni 70 diventano i suoi amici più cari. Enrico Berlinguer, Ignazio Buttitta, Giovanna Marini, Renato Guttuso, Andrea Camilleri, sono solo alcuni di essi. La notorietà le dà la chance di “gridare le sue proteste, le sue accuse, il dolore della sua terra, dei poveri che la abitano, di quelli che l’abbandonano, dei compagni operai, dei braccianti, dei disoccupati e delle donne siciliane che vivono come bestie” (Rosa Balistreri). Il dramma è sempre dietro l’angolo però. La sorella Maria viene uccisa dal marito violento, ed il padre Emanuele, non sopportando il dolore, decide di farla finita. Alla fine della sua vita, Rosa decide di fare i conti con il passato e di combattere i suoi demoni. I conflitti rimasti in sospeso sono molti e lei ne è fisicamente e mentalmente provata. Ma ciò nonostante, deve tentare. Stanca e con le ossa doloranti, conferma la sua indole da guerriera e affronta una per una le persone con cui ha dei conti in sospeso, a cominciare dalla figlia Angela e finire con Lino, l’aguzzino della sorella Maria. La canzone di Rosa è pregna di tutte le sue sofferenze e delle sue piccole gioie. Non smette di crederci, perfino negli ultimi istanti di vita quando non riesce neanche a parlare; la richiesta che rivolge al suo amato nipote Luca è che il suo grido di protesta, graffiante come un artiglio, non smetta di risuonare e di scuotere gli animi. Solo ricordando i suoi versi e le sue canzoni, la sua memoria rimarrà ancora viva.

 

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Liberamente tratto dal libro
“L’amuri ca v’haju” di Luca Torregrossa

Soggetto di Paolo Licata

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